La Cultura e l’arte, motori del Futuro

Perché la Cultura e l’arte sono così importanti? Perché ci stiamo disabituando a ragionare, a pensare e ad agire in modo complesso.

Facciamo sempre più fatica a vedere le connessioni, e questo è il vero problema di fronte alle grandi sfide che ci aspettano. La Cultura e l’arte hanno due principali compiti: generano consapevolezza di noi stessi (a teatro ci riconosciamo, nei musei ci ricordiamo chi siamo stati, alle mostre immaginiamo il futuro) e offrono chiavi per interpretare i macro-fenomeni che ci circondano, dalle disgregazioni sociali all’emergenza climatica.

La Cultura genera coscienza critica, l’arte innesca azioni dinamiche.

In Emilia-Romagna siamo molto bravi a fare cultura e a produrre arte, ma possiamo fare di meglio.
Come? Alcune idee.

  • Istituiamo un fondo per la sostenibilità integrata delle organizzazioni culturali, con incentivi per gli operatori che investono in azioni – ad esempio – di riduzione dell’impronta ecologica e che s’impegnano in azioni di valorizzazione dei temi riguardanti la sostenibilità. Non solo incentivi e contributi, ma anche premialità aggiuntive rispetto ai sostegni già in essere.
  • Interveniamo sulla dignità del lavoro culturale. Il settore culturale è contraddistinto da precarietà, gli artisti soffrono di discontinuità e assenze di tutela, in particolare per i lavoratori under-35. Tanto tra i professionisti dei Beni Culturali quanto tra i lavoratori dello spettacolo assistiamo a investimenti in anni di studio e formazione per trovare poi un’offerta lavorativa inadeguata. Sottoscriviamo a livello regionali degli specifici “patti per il lavoro”, istituiamo il salario minimo a specificità culturale.
  • La Parità di genere e il ricambio generazionale. La cultura e l’arte non possono solamente “testimoniare” ciò che va fatto, devono “esserlo”. L’Emilia-Romagna deve essere la prima Regione a introdurre criteri oggettivi di alternanza nei quadri dirigenziali degli enti culturali e al tempo stesso impegnarsi concretamente per un’applicazione tangibile dei principi di parità di genere, in termini di salario e crescita professionale.
  • Istituzione dell’impresa culturale. La riforma del terzo settore e le politiche rivolte al macro-insieme delle industrie culturali e creative rischiano d’innescare un processo di svalutazione dell’azione culturale in quanto elemento proprio e qualificante dell’identità nazionale, così come sancito dalla costituzione. Il concetto di “Economia Arancione”, per quanto virtuoso, contempla indicatori di settore che accomunano tanto settori manifatturieri, editoria e gaming quanto associazionismo culturale no-profit. L’istituzione dell’albo delle Imprese culturali regionali può certificare lo status degli operatori nell’ambito dell’azione culturale propria, non per questo sottraendo le imprese e le istituzioni al confronto con i mercati e i diversi modelli di sostenibilità.
  • Politiche di rete. La cultura si fa in rete all’interno di una chiara visione politica e territoriale. Occorre incentivare l’inter-connessione tra istituti e associazioni culturali, aziende partecipate e operatori, attraverso strumenti di finanziamento dedicati che incoraggino la co-progettazione integrata.
  • La formazione professionale. Il divario tra mondo del lavoro e formazione in ambito culturale è alla base della fragilità del settore, le cui necessità stanno cambiando velocemente. Il ruolo della Regione in questo particolare segmento è cruciale: è possibile aumentare progressivamente l’investimento in ricerca e formazione per le nuove professioni culturali, aumentando il monitoraggio e la connessione tra le aziende e gli istituti culturali e contribuendo a formare professionisti in grado di rispondere alle esigenze reali del settore.
  • Il welfare culturale. In una società che cambia costantemente, invecchia e cerca di rispondere a nuove esigenze relazionali e comunitarie, l’investimento su politiche di welfare culturale è centrale. Compito del Welfare Culturale è portare la salute e il benessere oltre al tema puramente sanitario, come in questa regione si sostiene da tanti anni. Ma le evidenze scientifiche di oggi sono nuove, così come le esperienze e le urgenze. L’invecchiamento della popolazione è un nodo nevralgico in questo processo ma non l’unico. Attraverso un piano che non può che essere regionale e che metta al centro aziende ospedaliere, consorzi territoriali dell’assistenza, operatori culturali e servizi socio-ricreativi, occorre promuovere bandi e progetti che puntino all’integrazione dei vari segmenti impegnati nel mondo sociale, sanitario e culturale, stimolando azioni rivolte verso ai cittadini e investendo sulla formazione di figure professionali specifiche.
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