Un territorio resiliente alla crisi climatica con il benessere al centro

La priorità di questa regione deve riguardare un piano integrato per la prevenzione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. deve essere promossa una cultura di base della prevenzione e dell’adattamento alla crisi climatica e al tempo stesso lavorare per l’abbattimento delle emissioni: l’obiettivo al 2030 della legge europea sul clima è del 55%: se si vogliono rispettare questi obiettivi, entro 6 anni bisogna ridurre della metà le attuali emissioni regionali di CO2. L’agricoltura è l’unico settore, che insieme alla forestazione copre oltre il 30% del territorio regionale, che può contribuire positivamente alla lotta al cambiamento climatico attraverso il sequestro del carbonio.

  • Gli allevamenti intensivi sono responsabili dell’80% delle emissioni di Gas Serra prodotte dal settore agricolo Italiano. L’Emilia-Romagna è quarta per numero di animali in allevamento intensivo, principale fonte di sostanze inquinanti come ammoniaca e metano. Apriamo un confronto tra istituzioni e settori produttivi per la riconversione delle aziende verso pratiche rigenerative, incentivando approcci multi-dimensionali e modelli alternativi che favoriscano l’agrobiodiversità e rafforzando il sistema dei controlli veterinari.
    Lavoriamo per la riduzione degli allevamenti e lo stop a nuove autorizzazioni entro il 2030. Investiamo sull’educazione alimentare per valorizzare l’importanza della sostenibilità, della salute e del benessere animale, introducendo nelle scuole e nei luoghi pubblici un menù a base vegetale una volta alla settimana.
  • In Emilia Romagna 2,7 milioni di persone vivono in aree a rischio alluvione. Occorre cambiare il sistema di gestione dei fiumi, attraverso la creazione di corridoi ecologici lungo le sponde che possano fungere da bacini di laminazione naturale, la piantumazione di vegetazione stabilizzante al fine di creare un ecosistema ripariale autonomo e la costruzione di barriere vegetali, che possano ridurre l’erosione delle sponde e migliorare la resilienza del territorio. Investiamo su interventi di ingegneria naturalistica, sulla riforestazione delle aree montane, proteggendo le foreste e piantando alberi in aree vulnerabili, istituendo delle riserve integrali non accessibili all’uomo e contribuendo alla bio-diversità.
  • Promuoviamo e valorizziamo la legge regionale 5/2022 sulle comunità energetiche rinnovabili, che inquadra le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari che accompagnino le comunità fino all’acquisto e all’installazione degli impianti di produzione e accumulo.
  • Le recenti modifiche alla Legge nazionale n. 157/1992, introdotte con la Legge di bilancio 2023, ampliano le aree in cui è possibile cacciare, includendo potenzialmente anche zone urbane e protette. Ciò aumenta i rischi per i cittadini, esponendo le persone a pericoli legati all’uso di armi da caccia. Il contenimento alla fauna selvatica non passa necessariamente attraverso l’abbattimento, soprattutto quando si espongono i cittadini a rischi concreti di incidenti. 
    La Regione Emilia-Romagna può limitare le zone autorizzate per la caccia attraverso il piano faunistico-venatorio, strumento di programmazione regionale che stabilisce le aree dove la caccia è consentita o vietata, nonché sostenere i sindaci nella creazione delle cosiddette “zone di rifugio”, dove la caccia è vietata. Investiamo anche sulla ricerca per la sterilizzazione di alcune specie selvatiche, come le nutrie, piuttosto che sull’abbattimento, il quale – come dimostrano i dati – non sta ottenendo alcun risultato tangibile nel contenimento di una specie con la quale dovremo sempre convivere.
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